Come l’AI mi ha sconvolto la SEO: Search Everywhere Optimization

AI e SEO: Search Everywhere Optimization – il mio diario (poco epico) tra errori, dubbi e qualche colpo di fortuna

AI e SEO: Search Everywhere Optimization. Te lo dico subito, così non ci pensiamo più. Sembra il titolo di un corso fichissimo, vero? In realtà, se penso a quello che sto vivendo sul campo, è più il nome di una tempesta. Roba che, se me lo raccontavi tre anni fa, ti avrei riso in faccia (“l’intelligenza artificiale che decide dove finiscono i miei articoli? Ma va’!”).

Come l’AI mi ha mandato in tilt (letteralmente)

Un aneddoto vero: settimana scorsa, 23:47 di martedì, mi chiama un cliente (“Antonio, il sito ha perso posizioni, ma perché?”). Io, sicuro che era colpa di Google, controllo… e scopro che la homepage aveva 9 volte la parola “AI e SEO: Search Everywhere Optimization” in 500 parole. Un delirio. Avevo lasciato fare troppo all’AI. Avevo proprio pensato “meglio troppo che troppo poco”, invece l’ho pagata cara. Google mi ha praticamente bannato la pagina per una settimana. Sì, lo ammetto: colpa mia. Morale? L’AI ti aiuta, ma se non ci metti la mano (e il cervello) tu, ti frega.

La SEO non è più solo Google. Sembra una frase fatta, invece…

Ti è mai capitato di vedere qualcuno cercare info su TikTok? A me la prima volta ha dato quasi fastidio (“Ma su Google trovi tutto!”). E invece no. Oggi devi pensare a Instagram, TikTok, addirittura Alexa che suggerisce la farmacia più vicina. Ho provato a non adattarmi e, sinceramente, sono rimasto indietro. Ora cerco di ottimizzare i contenuti per ogni canale: un inferno, ma quando becchi il trend giusto – tipo una mini-guida in formato Reel – le visite schizzano, anche se il sito non si muove di una virgola su Google.

Ho sbagliato tanto. E continuo a sbagliare (spoiler: serve)

Una volta ho scritto un articolo sulle “tendenze SEO 2025”, tutto a mano (ero fiero). Zero visite. Poi ne ho rifatto uno con supporto AI per i titoli delle sezioni, ma inserendo aneddoti miei – ad esempio quando ho perso ore a trovare la differenza tra una long-tail e una short-tail keyword leggendo giorgiotave.it – e il traffico è triplicato. E sai qual era la parte più letta? Un paragrafo in cui raccontavo di aver mandato una mail con il link sbagliato… Classico.

Consigli (forse poco tecnici) che avrei voluto sentirmi dire

  • Scrivi prima senza AI, poi usa l’AI per darti dei suggerimenti, non per sostituirti. Ti aiuta a vedere quello che ti sfugge, ma la voce deve essere la tua.
  • Non fissarti sulle keyword, soprattutto “AI e SEO: Search Everywhere Optimization”. Mettila all’inizio, certo, e ogni tanto nel testo, ma se la forzi si sente subito (e si vede pure nei risultati… in negativo!).
  • Ogni tanto rileggi le FAQ su Il Sole 24 Ore o gli aggiornamenti su Search On, così ti ricordi che la SEO è piena di regole nuove ogni mese.
  • Sbaglia, tanto sbagli comunque. Io ad esempio una volta ho lasciato online un articolo con la call-to-action “clicca qui per la pizza” per due giorni su un sito di assicurazioni (me ne sono accorto solo grazie al commento di un utente, giuro).
  • Fatti domande da solo: sto davvero risolvendo un problema o sto solo seguendo la moda dell’AI?

Domande che mi faccio ogni volta che cambio qualcosa

“Ma Google si accorge se uso troppo l’AI?” (Spoiler: sì, soprattutto se ti dimentichi di togliere le ripetizioni assurde e i “secondo recenti studi” che la macchina butta dentro a caso.)
“La Search Everywhere Optimization vale anche per la mia nicchia?” (Sì, vale sempre. Io lo pensavo solo per la moda e il food, invece anche per il sito di idraulici ha funzionato. Misteri.)
“Cosa cercano davvero gli utenti?” – Oh, questa è la domanda da un milione. A volte lo scopri solo leggendo i commenti su Instagram, più che i dati di Semrush.
E ti dirò, ogni tanto mi chiedo pure: “Ma non sarà troppo tutto questo AI?” Boh, magari sì, magari no. Finché funziona, provo.

Un trucco (un po’ scemo, ma funziona)

Prima di pubblicare un articolo, lo faccio leggere a mia madre. Non capisce nulla di SEO, ma se si annoia, lo riscrivo da capo. E se mi dice che “sembra scritto da un computer”, so che devo tagliare, spostare, aggiungere qualcosa di mio.

Curiosità e piccoli fail da vero umano (non scherzo)

  • Una volta ho sbagliato meta title scrivendo “AI e SEO: Search Everwhere Optimizazion” (con due z!), mi ha scritto pure il cliente per correggermi.
  • Ho usato la stessa meta description per 5 pagine. Il sito era ancora primo, ma solo perché il concorrente aveva dimenticato di mettere la sitemap.
  • Ho testato la stessa keyword su Google, Bing e TikTok: risultati completamente diversi. Su TikTok, vinceva chi metteva l’emoji più buffa nel titolo.

Le fonti che salvo tra i preferiti (e uso davvero)

In conclusione? No, perché non ho mai una conclusione vera…

Tanto la SEO cambia ogni due per tre. La vera dritta che mi sento di darti, se sei qui a leggere, è di provare, riprovare, e fare attenzione ai consigli troppo facili.
L’AI è una mano in più, non un sostituto del cervello (o del cuore – lo so, frase banale, ma ci sta). Se sbagli, meglio: vuol dire che hai fatto qualcosa di nuovo.
E se arrivi a fine pagina senza aver trovato la “formula magica”, allora stai messo bene come me!