Social Commerce: Come le piattaforme social stanno rivoluzionando gli acquisti online (e come mi sono ritrovato a comprare un paio di sneakers su Instagram senza nemmeno accorgermene)
Social Commerce. Cioè, oggi si parla solo di questo, non trovi? Giuro che fino a due anni fa non ci facevo caso. Poi, una sera, scrollando distrattamente Instagram, mi sono imbattuto in una pubblicità di sneakers limited edition. In meno di tre minuti avevo già cliccato, scelto il numero, pagato con Apple Pay e—giuro—senza mai uscire dall’app. Mi sono detto: “Ok, mi hanno preso. Ma com’è possibile?”.
Quando il carrello è nei social (e non lo vedi nemmeno arrivare)
Forse ti è già capitato: scorrere la bacheca, trovare una maglietta fighissima o una cover strana, e in due tocchi l’hai già acquistata. È il social commerce che lavora sotto traccia, senza passaggi lenti tra siti, login, carrelli infiniti. Se ci pensi, oggi piattaforme come Instagram, Facebook e pure TikTok (Il Sole 24 Ore) stanno diventando dei veri e propri negozi virtuali.
Una rivoluzione silenziosa (ma devastante per l’e-commerce classico)
Un mio amico che gestisce un piccolo brand mi raccontava che, da quando ha attivato Instagram Shop, le vendite sono letteralmente decollate—ma il sito web ha iniziato a pesare di meno nei fatturati. “Ormai la gente compra dove si diverte, non dove cerca”, mi ha detto. Ed effettivamente, secondo una ricerca di Agenda Digitale, il 70% dei giovani under 30 ha già fatto almeno un acquisto diretto sui social negli ultimi 12 mesi. Numeri da capogiro.
Errori veri (e piccoli drammi)
Devo ammetterlo: la prima volta che ho provato a vendere su Facebook Shop per un cliente, mi sono perso tra mille impostazioni di catalogo, policy, messaggi automatici che rispondevano a orari improbabili (tipo le 3 di notte). Una volta, ho caricato delle foto sbagliate e un utente ha comprato una t-shirt pensando che fosse oversize… invece era da bambino. Le recensioni negative sono arrivate subito. Morale: la semplicità per il cliente finale spesso si traduce in complicazione, almeno all’inizio, per chi gestisce la vetrina social!
Ma quindi, i social venderanno tutto?
È la domanda che mi faccio spesso. Ogni volta che leggo notizie su Wired Italia, mi chiedo se tra 5 anni faremo la spesa settimanale su TikTok, tra un video di ballo e uno sketch comico. Per ora vedo soprattutto abbigliamento, cosmetici, oggetti tech, ma stanno arrivando anche i servizi (consulenze, corsi, perfino visite guidate!).
FAQ nascoste tra le righe (e risposte senza filtri)
“Funziona davvero per tutti i business?”—Dipende. Se vendi prodotti visivi, belli da mostrare e facili da spiegare, il social commerce è oro. Se hai un prodotto tecnico o troppo di nicchia, forse è più dura (ma ho visto vendere caldaie su Facebook, quindi tutto è possibile).
“Bisogna avere per forza influencer?”—No, ma aiuta. La gente si fida più di chi segue che dei brand. Ma anche i micro-influencer fanno la differenza: una cliente, con 3.000 follower veri e super attivi, vende più magliette lei da sola che la pubblicità sponsorizzata da 100 euro.
“E i resi?”—Dolente nota. Il social commerce è comodo finché tutto va liscio. Quando devi gestire un reso, dipende dalla piattaforma: alcune sono lente, altre (tipo Instagram) ora offrono processi integrati, ma non sempre è tutto rose e fiori. Io personalmente ho gestito più casini con i resi social che con un normale e-commerce.
Consigli pratici (che ho imparato sbagliando)
- Se puoi, collega il catalogo prodotti direttamente al profilo Instagram o Facebook: le foto, le taglie, tutto deve essere sincronizzato (altrimenti rischi magazzino doppio).
- Cura le immagini e le storie: la gente compra d’istinto e spesso la differenza la fa una foto bella o una didascalia spiritosa, non il prezzo.
- Rispondi ai messaggi velocemente: la chat dei social è il nuovo servizio clienti. Una risposta rapida può fare la differenza tra un acquisto e un “magari torno dopo” (spoiler: non torna).
- Sfrutta i link esterni autorevoli per capire trend e novità: ad esempio, dai sempre un occhio a Giorgiotave per consigli reali.
- Non abbatterti se le prime vendite non arrivano subito: anche le pagine più grosse hanno avuto mesi “di deserto” all’inizio.
Conclusione aperta (e un dubbio che mi resta sempre)
Social Commerce è qui per restare, su questo non ho dubbi. Però, mi chiedo: non rischiamo di perdere la “magia” dell’acquisto spontaneo, quello che ti fa entrare in un negozio solo perché ti piace il profumo? Forse sì. O forse no. Di sicuro, la prossima volta che comprerò qualcosa su Instagram, ci penserò un attimo prima di cliccare… o forse no, chi lo sa!